L’11 novembre in Sicilia non è solo il giorno in cui si celebra la cosiddetta “Estate di San Martino”, quel breve periodo di tepore autunnale che spezza il primo freddo, ma è anche un’occasione di festa gastronomica. È il giorno in cui, secondo tradizione, si aprono le botti per assaggiare il vino novello, come recita l’antico proverbio: “A San Martinu ogni mustu diventa vinu”.
Per accompagnare il vino nuovo e celebrare la giornata, le tavole siciliane si arricchiscono di un dolce semplice ma irresistibile: le Crispelle di San Martino. Si tratta di frittelle dorate a base di semola, croccanti fuori e morbide dentro, tradizionalmente servite calde e irrorate di miele. La credenza popolare vuole che prepararle e mangiarle in questo giorno sia di buon auspicio e porti fortuna per tutto l’anno a venire.
La Leggenda dietro la Tradizione
Questa usanza affonda le radici nella figura di Martino di Tours, un santo tra i più venerati vissuto nel IV secolo. Nato in Pannonia (attuale Ungheria) da genitori pagani e arruolato nell’esercito romano, Martino fu inviato in Gallia.
La leggenda più famosa narra che, durante una ronda notturna ad Amiens, in una notte gelida e piovosa, Martino incontrò un mendicante seminudo e infreddolito. Mosso a compassione, prese il suo mantello militare, lo tagliò in due con la spada e ne donò metà al pover’uomo. Subito dopo, si narra che il cielo si schiarì e la temperatura divenne mite, dando origine al mito dell'”Estate di San Martino”. La notte seguente, Martino sognò Gesù avvolto in quel pezzo di mantello. L’evento lo segnò profondamente, portandolo alla conversione al Cristianesimo fino a diventare Vescovo di Tours. L’11 novembre, data della sua sepoltura, divenne così simbolo di carità, abbondanza e tepore.
Ingredienti delle crispelle
- 400 g di semola rimacinata di grano duro
- 400 ml di acqua tiepida
- 6 g di lievito di birra fresco
- 1 pizzico di sale
- Olio di semi di arachide (per friggere)
- Miele (per guarnire)
Procedimento:
In una ciotola capiente (bowl), setacciare la semola di grano duro. A parte, sciogliere il lievito di birra fresco nell’acqua tiepida. Versare l’acqua con il lievito a filo sulla semola, aggiungendo anche il pizzico di sale. Mescolare energicamente con una frusta (manuale o elettrica) per evitare la formazione di grumi. L’obiettivo è ottenere una pastella liscia, omogenea e di consistenza morbida, ma non eccessivamente liquida.
Coprire la ciotola con pellicola trasparente o un canovaccio pulito e lasciare riposare l’impasto in un luogo tiepido, lontano da correnti d’aria, per circa due ore, o finché non avrà raddoppiato il suo volume.
In una padella capiente o un tegame dai bordi alti, scaldare abbondante olio di semi di arachide fino a raggiungere una temperatura di circa 175°C. Aiutandosi con un cucchiaio unto d’olio, prelevare piccole porzioni di impasto e tuffarle delicatamente nell’olio bollente.
Friggere le crispelle per circa 8-10 minuti. È fondamentale girarle continuamente nell’olio con una schiumarola per permettere loro di gonfiarsi uniformemente e raggiungere una doratura omogenea su tutta la superficie. Una volta dorate, scolare le crispelle su carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso. Servirle preferibilmente tiepide, cosparse di abbondante miele.