Dolci

Crispelle di San Martino, Il piatto tipico siciliano da preparare domani per avere fortuna per tutto il 2022. Dolci e buone

Crispelle di San Martino, Il piatto tipico siciliano da preparare domani per avere fortuna per tutto il 2022. Dolci e buone

 

Ingredienti

  •  400 g di semola rimacinata di grano duro;
  • 6 g di lievito di birra fresco
  • 400 ml di acqua;
  • 1 pizzico di sale;
  • Miele;
  • Olio di semi di arachide

 

Procedimento

Per prima cosa prendete una bowl e inserite ( nella ciotola) la semola setacciata di grano duro, quindi inserite il lievito di birra sbriciolato. Unite poi il sale. Aiutandovi con una frusta ( oppure la frusta elettrica) aggiungete poco alla volta l’acqua e mescolate in maniera energica. Il risultato dovrà essere un impasto omogeneo ottenendo quindi una consistenza abbastanza morbida e non acquosa. Lasciate riposare e lievitare per circa due ore.

Per la cottura prendere dell’olio  ( di semi di arachidi) e mettetelo in una padella. Quando avrà raggiunto i 175 gradi, cominciate inserire l’impasto ( con un cucchiaio) nell’olio bollente. Fate friggere le crespelle di San Martino per 8-10 minuti, girandole in continuazione, fino a farle dorare.
Scolatele su carta assorbente. Servite le Crispelle tiepide o a temperatura ambiente.

 

 

La storia

11 novembre, i siciliani festeggiano San Martino e la cosiddetta “Estate di San Martino”. Martino, originario della Pannonia, l’attuale Ungheria, è uno dei santi più venerati nel mondo occidentale. La sua storia si colloca intorno al 300 d.C., è nato da genitori pagani, suo padre era un ufficiale dell’esercito romano; è stato vescovo di Tours e ha condotto una vita monastica in un convento fondato da lui stesso.

Ma prima di convertirsi alla religione cristiana, è stato un soldato romano. Infatti, nel 331 d.C. un editto imperiale obbligò tutti i figli di veterani ad arruolarsi nell’esercito romano e Martino venne inviato in Gallia, nella città di Amiens, dove passò la maggior parte della sua vita militare.

 

Faceva parte di truppe non combattenti che garantivano l’ordine pubblico, la protezione della posta imperiale, il trasferimento di prigionieri e la sicurezza di personaggi illustri. Il suo compito era la ronda di notte, l’ispezione dei posti di guardia e la sorveglianza notturna delle guarnigioni.

Si narra che proprio durante una ronda, in una notte fredda e piovosa Martino donò metà del suo mantello ad un mendicante seminudo e infreddolito. In seguito a questo gesto, il cielo si schiarì e la temperatura diventò più mite. La notte seguente vide in sogno Gesù rivestito del suo mantello militare. Questo sogno fu per Martino così importante che decise di divenire cristiano e nel 371 d.C. i cittadini di Tours lo proclamarono vescovo.

Oggi, San Martino è patrono delle Guardie Svizzere pontificie e di mendicanti, albergatori, cavalieri. Dall’episodio del mantello deriva l’espressione “Estate di San Martino”. E, in effetti, questa “estate” particolare coincide proprio con un periodo autunnale in cui, dopo il primo freddo, si verificano condizioni climatiche di bel tempo e tepore. Così in molte regioni d’Italia e soprattutto in Sicilia l’11 novembre, data della sua sepoltura, si festeggia la Festa di San Martino, bevendo vino e mangiando castagne e altri cibi tipici. Infatti, questa data è simbolicamente associata alla maturazione del vino nuovo. Da qui il detto “a San Martinu ogni mustu diventa vinu”, proverbio legato proprio all’usanza di aprire le prime botti di vino nuovo.

( Da Balarm.it)

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