Ricette secondi piatti

Uova in purgatorio, il piatto ideale per il venerdì di Quaresima

Ma lo sapevate che anticamente le uova in purgatorio si cuocevano nei pelati? L’errore che fanno tanti, infatti, è quello di usare la passata di pomodoro. Ovviamente è questione di gusto, ma la ricetta originale prevedeva l’uso dei pelati.

Ingredienti per due persone

  • due scatole di pomodori pelati
  • 4 uova
  • aglio
  • sale
  • olio
  • origano
  • basilico

Come si prepara

Se gradite fare un soffritto in un pentolino capiente, scaldate l’olio con l’aglio (intero o tritato) e, se vi piace, un po’ di peperoncino. Fate dorare leggermente. Se invece non volete fare il soffritto aggiungete direttamente i pomodori pelati. Regolate di sale e pepe, e lascia cuocere a fuoco medio per 10-15 minuti, finché il sugo si addensa leggermente. Aggiungete  il basilico.

Con un cucchiaio crea 4 piccoli spazi nel sugo e rompi dentro le uova, una per volta, facendo attenzione a non rompere il tuorlo. Coprite con un coperchio e lasciate cuocere a fuoco basso per circa 5 minuti, o finché l’albume si è rappreso ma il tuorlo è ancora morbido. Se preferisci il tuorlo più cotto, prolunga di qualche minuto. Spegnete il fuoco, aggiungi un po’ di prezzemolo o basilico fresco o origano ( come abbiamo fatto noi) tritato e servi subito, accompagnando con fette di pane tostato ottime per la “scarpetta”.

La storia

Questo piatto affonda le sue radici nel contesto popolare dei quartieri napoletani, dove si cucinava con quello che c’era: un po’ di sugo di pomodoro avanzato, qualche uovo, olio e aglio. Il piatto si preparava spesso durante la Settimana Santa, nei giorni in cui la carne era bandita e si cercavano alternative sostanziose ma semplici.

Il nome poetico e curioso del piatto viene dalla sua rappresentazione simbolica: le uova, con il tuorlo dorato avvolto nel bianco dell’albume, sembrano anime sospese, immerse nel rosso fuoco del pomodoro. Un’immagine che richiama le anime del purgatorio, secondo la tradizione cattolica, che si trovano tra la dannazione e la salvezza.

In alcune interpretazioni popolari, il piatto veniva cucinato anche in memoria dei defunti, proprio come atto di devozione per “alleviare” simbolicamente le anime in attesa di passare in paradiso.

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